L’abbronzatura?
Sembra sia proprio una “passione pericolosa”: gli UVA provocano l’aging, gli
UVB scottano, le creme solari possono indurre
a sottovalutare i rischi dell’eccessiva esposizione, compreso il melanoma, che solo in Italia ha registrato un aumento di casi del 15% rispetto a 10 anni
fa. Ogni anno, con l’avvicinarsi della
stagione della tintarella scattano le “raccomandazioni d’uso” degli esperti. I
più oltranzisti consigliano di cercare costantemente l’ombra. Quelli più
misurati sostengono che l’abbronzatura debba solo essere gestita con molta cura,
perché a dosi moderate il sole fa solo bene: tra l’altro, mantiene il capitale
osseo e stimola la sintesi di vitamina
D, sulla cui efficacia antinfiammatoria nelle patologie autoimmuni e antitumorali a livello di organi interni, per esempio alla mammella e all’intestino, esiste
ormai una discreta letteratura scientifica. L’importante, sostengono gli
esperti, è evitare le esposizioni
eccessive e le relative scottature, che hanno indubbiamente un effetto
degenerativo sulle cellule.
Tradotto, significa inseguire l’abbronzatura
“evolutiva”, quella del colore guadagnato con esposizioni graduali: dieci minuti
il primo giorno, poi mezz’ora il secondo, tre quarti d’ora il terzo e così via.
Resta fondamentale applicare un solare adatto alla propria carnagione, mantenendosi
sempre su fattori alti i primi 10 giorni
di vacanza se si appartiene ai fototipi meno a rischio (3-4-5) per poi scendere
gradualmente, e continuando invece sempre con fattori molto
alti e alti se si appartiene al fototipo
I e II (occhi chiari, capelli biondi o rossi). Tutti accorgimenti che assumono ancor più
importanza considerati gli shock
termici, sempre più frequenti per colpa del global warming – con picchi di
temperature elevate e abbassamenti repentini -,
che alterando il film idrolipidico diminuiscono le naturali difese
cutanee. Stendere il solare dopo il bagno anche se è dichiaratamente
waterproof e riapplicarlo ogni 2 ore usandone sempre una quantità abbondante,
pari a 2 mg per cm quadrato di pelle, l’equivalente di un cucchiaio da minestra
per il viso e di circa una pallina da golf sul corpo.
Importante anche la formulazione. Sì agli oli ma solo con fattori protettivi molto alti durante le prime esposizioni, alla crema,
per la consistenza ricca, e al latte,
particolarmente adatto per il corpo perché più facile da stendere. Attenzione anche a proteggere adeguatamente la
pelle intollerante, che interessa un numero crescente di soggetti, in
maggioranza di sesso femminile (30% delle donne): vanno preferiti prodotti
formulati con sostanze calmanti e anallergiche, come isoflavoni della soia e
vitamina E e privi di nichel, cromo e conservanti.
Nessun commento:
Posta un commento