MAKE
UP 3D HOME MADE
È ancora lei, The Mink,
il prototipo della prima stampante casalinga 3D di make up, la novità che anima
i beauty bloggers di mezzo mondo e le
chat frequentate soprattutto dalle teenager, che si stanno già organizzando per
creare eventi reali e virtuali e per scambiarsi idee e consigli sull’uso di
questo vero e proprio “oggetto dei desideri”. Segno che l’attesa e la curiosità intorno a questo
apparecchio si stanno “auto-alimentando”,
sulla scia della presentazione
entusiastica che Grace Choi, ex studentessa
americana della Harvard Business School, ha fatto della sua “creatura” agli inizi di maggio, durante il Disrupt di
Manhattam (una conferenza sulle nuove start-up tecnologiche).
Il funzionamento del marchingegno è semplicissimo: si
scelgono le nuance selezionandole in rete, oppure direttamente da una foto o
mixandole con Photoshop. La stampante le confronta con un programma specifico, quindi basta cliccare il tasto “print” e il cosmetico
viene letteralmente “sfornato” dall’apparecchio. Già pronto per l’uso. Attualmente
la stampa si limita agli ombretti, ma l’inventrice è certa che presto The Mink sarà progettata anche in versione multitasking, per la
produzione fai-da-te di rossetti, gloss e fondotinta.
Restano dei dubbi, però, riguardo
all’affidabilità della tecnologia e soprattutto alla sicurezza di questi cosmetici
prodotti “in casa”, sebbene la proprietaria abbia precisato che gli inchiostri
utilizzati sono approvati dall’FDA, l’ente di controllo su farmaci e alimenti
americano. La pelle, come noto, è un
organo estremamente reattivo alle sostanze con le quali entra in contatto: non
dimentichiamo che i cosmetici, e i relativi attivi e conservanti, immessi nel
mercato europeo sono sottoposti a severe regole di controllo, non perseguibili
con il fai-da-te”.
Secondo i dermatologi, le perplessità investono, in particolare, il problema
della conservazione del prodotto, soprattutto nel caso di rossetti, creme e
fondotinta, che hanno una base di grassi vegetali e resine naturali facilmente ossidabile e
degradabile e che l’industria cosmetica preserva con antiossidanti, come l’euxyl.
Non solo. Il microclima domestico non è
idoneo alla produzione “fai-da-te” di
cosmetici: può favorire, infatti, lo sviluppo di cariche batteriche piogene,
che possono scatenare gravi infiammazioni a labbra e ghiandole labiali, come ha
ricordato anche l'America Academy of Dermatology.
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