Per molte baby boomers è stata una passione
pericolosa, complice la beata incoscienza che, soprattutto nei favolosi anni
’80, rendeva “in” l’abbronzatura estrema e selvaggia. Oggi, le giovani donne,
così come gran parte delle stesse magnifiche cinquantenni, grazie anche alla capillare
divulgazione scientifica in materia hanno un rapporto più equilibrato verso il
sole e la propria pelle (eccezion fatta per
qualche tintarella-addicted!).
Sole amico. Ormai tutti sanno che il
sole è un dispensatore di benessere psicofisico: mantiene il capitale
osseo, stimola il metabolismo, compreso quello dei grassi, e soprattutto
innesca la sintesi di vitamina D, sulla cui efficacia anticancro a livello di
organi interni, per esempio alla mammella e all’intestino, esiste ormai una
discreta letteratura scientifica. Senza dimenticare che i raggi ultravioletti migliorano,
tra l’altro, la
circolazione capillare dell’epidermide, rendendola più compatta ed elastica. Di più: la luce solare riequilibra tutto il
sistema endocrino e fa bene “all’anima” (e alla mente!), perché galvanizza l’umore,
diminuisce l’aggressività e aumenta la tolleranza allo stress, grazie al
maggior rilascio di endorfine endogene.
Sole nemico. Ma resta il fatto che, come ben sappiamo, i raggi UVB scottano e causano gli
eritemi, mentre gli UVA, bersagliando
in profondità la cute, danneggiano il collagene e l’elastina, favoriscono la
formazione di radicali liberi e, di conseguenza il foto invecchiamento. Oltretutto,
i danni causati dai raggi
UVA sono cumulativi: per questo è importante dosare non solo i tempi e i modi
di esposizione nell’immediato, ma anche considerare il bilancio complessivo
delle precedenti esposizioni. Così, nel
valutare come e quanto esporsi si dovrebbe studiare, meglio se con l’ausilio di
un dermatologo, un programma di protezione personalizzato. Un’attenzione
che darà i suoi frutti non solo nella prevenzione di problematiche future, ma
pure nel presente, in termini di colore, durata
dell'abbronzatura,bellezza e salute cutanea.
Of course, vale poi la regola di spalmare i
solari senza parsimonia a ogni applicazione: occorrono almeno 2 mg per cm
quadrato di pelle, corrispondenti a circa 5 tocchi di crema sul viso, 8 per il décolleté
e l’addome, 5-6 tocchi per le gambe e altrettanti per braccia, 8 per spalle e
schiena. Tanto più che non mancano i prodotti all’avanguardia, con texture sempre più sensoriali, freschissime e
con formule ormai capaci di far tutto: frenare l’aging, rassodare e,
naturalmente, idratare la pelle.
Un’eccellenza nel sun-care, che trasforma un obbligo (la stesura del
solare) in un piacere. Tra l’altro, molti
prodotti, a garanzia di una protezione ad ampio spettro, oggi contengono mix di
filtri chimici e fisici fotostabili e sicuri. Ma per affrontare il sole, oggi le case
cosmetiche fanno scendere in campo sostanze e trattamenti complessi che vanno
oltre la protezione offerta dai filtri UV. Per esempio, è sempre più frequente l’inserimento
nelle formule di sostanze che migliorano
i meccanismi di difesa della pelle e aiutano a prevenire eritemi e intolleranze
al sole, come l’ectoina, una molecola scoperta in alcuni batteri che vivono in
condizioni ambientali estreme (zone desertiche) e hanno la capacità di
salvaguardare le membrane delle cellule.
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